Sono chiamate anche “Occhio del Druido” e questo sembra suggerire, se anche non vi fosse un legame reale con la religione dei Celti, perlomeno una relazione con la “Vista”.
Le pietre forate naturali sono connesse infatti alla vista psichica, capace di andare oltre ciò che le persone vedono con i sensi fisici, dando loro la possibilità di osservare tutto ciò che è a loro normalmente invisibile, come il mondo “oltre” e le creature del Piccolo Popolo, come approfondito qui.
Ciò premesso, sappiamo che i Druidi tenevano per davvero le Adder stone (le “pietre della vipera”) in grande considerazione.
Pur essendo i Celti poco propensi a documentare in forma scritta le loro gesta e la loro storia, abbiamo comunque la fortuna che i Romani lo fecero al posto loro, ovviamente dal proprio punto di vista.
In particolare Plinio il Vecchio, nella sua Naturalis historia, parla di un tipo particolare di “uovo” tenuto in grande considerazione dai Druidi: si tratta dei “Serpent’s Egg”, secondo lui mai menzionati dagli autori greci, espulsi dai serpenti con il loro sibilo quando essi vengono ammassati e intrecciati tra saliva e melma.
Tali pietre, secondo Plinio, devono essere catturate con un mantello e poi velocemente trasportati a cavallo, prima che tocchino terra, perché i serpenti lo inseguiranno finché non ci sarà una barriera d’acqua, ovvero un fiume, a impedire che la corsa prosegua. Lì le uova nuoteranno contro corrente. Le “uova di serpente” possono avere la grandezza di una mela e sono indossate dai druidi, che così hanno ottenuto l’ascolto da parte dei sovrani e la vittoria nelle cause legali.
In ogni caso, sempre riprendendo Plinio, tali “uova” possono essere ottenute solo in alcuni momenti del ciclo lunare.
Si tratterebbe, secondo lo studioso John Bostock, degli anelli di vetro usati dai Druidi, con totale incredulità dei loro proseliti, essendo questo materiale trasparente molto raro.