Di pietre forate e degli usi a esse connessi parla Walter Keating Kelly nella sua importante opera del 1863 “Curiosities of Indo-European tradition and folklore”, traducibile in italiano come “Curiosità delle tradizioni e del folklore indo-europeo”.
Secondo quanto scrive Kelly, “la pratica di far passare bambini e animali attraverso grotte e rocce perforate, o attraverso aperture naturali o artificiali negli alberi, specialmente il frassino e la quercia, è comune nella maggior parte dei paesi europei”.
Kelly riprende le teorie del suo predecessore Grimm, secondo il quale “Lo strisciare attraverso le fessure di quercia, la terra o la pietra sembra un modo per trasferire la malattia oppure un sortilegio rivolto al genio dell’albero o della terra”: ma Kelly non è soddisfatto di questa spiegazione, e, anzi, secondo lui la migliore teoria su questa superstizione è quella di Liebrecht, per il quale l’intero procedimento “simboleggia il passaggio a una nuova nascita, una rinascita in cui il paziente, a nudo di nuovo nel mondo, lascia tutte le sue malattie precedenti dietro di sé”.
Ciò potrebbe rievocare antichi riti proto-indoeuropei. Secondo Kelly, “Sembra infatti essere una copia degli usi Indù e probabilmente la sua origine, come anche per il rito Indù, potrebbe essere precedente al tempo della dispersione degli Ariani”.
Riprendendo lo studioso Coleman, Kelly scrive che nella mitologia Indù le “rocce perforate” (perforated rocks) sono “considerate l’emblema di yoni, attraverso il quale il pellegrino o il credente deve passare per essere rigenerato, e quindi deve espellere il peccato attraverso questo transito”.
Kelly riporta infine una curiosità dei suoi tempi: “In Svevia e Svizzera le mucche vengono munte attraverso una pietra forata, che si crede essere caduta dal cielo ed è perciò chiamata ‘pietra della mucca’ (‘kuhstein’)”.
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